Iperurania \ Laboratorio ABADIR

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Se negli anni passati il ruolo del design è stato caratterizzato dalla ricerca sul rapporto utente-oggetto o valore percepito-valore reale in un quadro caratterizzato dall’iperconsumo, oggi, a seguito dell’evento pandemico che ha condizionato fortemente le nostre vite e aperto orizzonti riflessivi su un “mondo reale” abbiamo l’obbligo di porci degli interrogativi e speculazioni sul futuro e il ruolo del design. Il nostro compito di formatori è stata la prima cosa che abbiamo messo in discussione: come possiamo continuare ad insegnare design allo stesso modo, se il mondo non è più lo stesso? Come comunicare l’importanza del progetto come strumento per dare forma al presente e al futuro? Come progettare “in interesting times”?*

“Design for” è la risposta, una locuzione attraverso cui abbiamo espresso l’urgenza di progettare per qualcuno o qualcosa, di farlo con uno scopo preciso e – perché no – con l’obiettivo di cambiare lo status quo attraverso progetti, azioni, riflessioni, oggetti. Sostenibilità, accessibilità, integrazione, sono solo alcuni dei temi esplorati durante il corso, temi che non sono semplicemente e tradizionalmente legati alla disciplina del design e che, di conseguenza, portano con sé un alto livello di complessità da gestire.

Abbiamo affrontato la necessità di utilizzare, accanto alle abilità del designer che è dentro i nostri studenti, l’abilità dell’essere umano che è in loro, l’empatia e la capacità analitica, la rabbia e la speranza. Li abbiamo lasciati seguire le loro intuizioni e vocazioni, scegliendo differenti sotto-temi, in modo da aiutarli a comprendere che tipo di designer vogliono diventare domani. Alcuni progetti mostrano un approccio pragmatico, altri un occhio per la bellezza e il valore estetico, altri una passione per la ricerca e l’approfondimento: tutti riflettono che gli studenti hanno imparato come le azioni e i progetti possono avere un impatto sulla società in cui viviamo: questo è il valore principale che il design oggi deve possedere. I risultati di questo laboratorio prendono una forma tangibile e definita, in un viaggio verso la conoscenza della progettazione, del processo di traduzione dei pensieri in azioni, scoprendo (e lasciando che i nostri studenti scoprano) il potere dell’evoluzione del progetto e l’importanza della ricerca, che insieme diventano un “metodo del design” applicabile a qualunque campo e contesto.

“In interesting times” possiamo progettare, e progetteremo.

* “May you live in interesting times” è il nome dell’ultima Biennale d’Arte di Venezia. La citazione è un’espressione inglese che, si narra, deriva da un detto cinese. Anche se suona come un augurio, l’espressione è usata in maniera ironica: la vita è migliore in tempi non interessanti, di pace e tranquillità, mentre spesso i tempi interessanti sono pieni di guai, guerre e sfide.

Studenti: Chiara Cannavò, Carla Gangemi, Rossella Genovese, Paolo Micalizzi, Mattia Mosca, Carolina Celi, Noemi Licari, Alessandra Floridia, Aurora Tomaselli, Maria Bracco, Flavia Marino Gammazza, Francesca Borzì, Giorgia Cummaudo, Rebecca Ferrara, Sophia Brondi